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mercoledì 21 settembre 2011

ora tutti parlano di patrimoniale

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Stamattina a Omnibus quasi tutti i "giornalisti" presenti disquisivano di patrimoniale dicendo che sarebbe una misura indispensabile. La Maria Teresa Meli del Corriere della Sera merita i complimenti per aver coniato lo slogan più efficace ricordando che se Lapo Elkan dichiara 74.000 euro c'è davvero bisogno di una patrimoniale. Ovviamente nessuno ha detto che in queste settimane Rifondazione e la FdS ha lanciato  il "PATRIMONIALE DAY". Ora che di patrimoniale cominciano a parlare persino Veltroni o Amato la patrimoniale non è più un tabù: però si guardano bene questi "segretari dell'opinione dominante" dal chiedere scusa per le campagne di derisione, disinformazione e linciaggio sulle proposte economiche che Rifondazione Comunista propone da un ventennio. Eccovi un assaggio di come il quotidiano "riformista" e "di sinistra" La Repubblica argomentava contro la patrimoniale nel '95 in un raro articolo che comunque entrava nel merito, mentre la cifra stilistica dell'argomentazione di stampa e tv è sempre stata quella di liquidare le proposte come irrealistiche, ideologiche, fuoti dal mondo, folli (ora semplicemente ci cancellano dagli schermi televisivi e dalla carta stampata). Era il 1995 Rifondazione era in forte ascesa elettorale e in anticipo sui tempi dava voce all'unica posizione antiliberista nella politica italiana (non c'era ancora nemmeno il movimento altermondialista, chiamato volgarmente da queste "prostitute intellettuali" noglobal).

LA PATRIMONIALE DI BERTINOTTI
13 febbraio 1995 — pagina 3 sezione: AFFARI & FINANZA

UN' IMPOSTA generale e progressiva che colpisca tutti i patrimoni, ad esclusione della prima casa e dei primi 200 milioni di Bot. E' questa la proposta, semplice e comprensibile a tutti, che Fausto Bertinotti, segretario generale di Rifondazione comunista, lancia da qualche tempo a questa parte agli italiani in tutte le trasmissioni televisive a cui è invitato. Lo scopo sarebbe quello di colpire i grandi patrimoni che adesso sfuggono in parte o totalmente a un' imposizione fiscale, mentre i redditi da lavoro vengono tassati e tartassati. Ma è davvero possibile introdurre una "patrimoniale"? O si tratta soltanto di uno slogan destinato a caratterizzare il movimento politico di Rifondazione comunista e a rimanere senza effetti, salvo forse quello di spaventare quelle classi medie che già tremarono quando, durante le elezioni dello scorso anno, lo stesso Bertinotti propose di inserire il reddito dei titoli di Stato nel 740? Gli esperti dicono che, in astratto, un' imposta patrimoniale non è affatto un' eresia. "Molti paesi ce l' hanno", dice il tributarista Enrico De Mita. "Di recente anche la Spagna l' ha introdotta. La patrimoniale, insomma, non è un elemento di socialismo reale. Tuttavia, per dare un giudizio, occorrerebbe precisare meglio la proposta, che per ora rimane vaga". In effetti Rifondazione è per ora assai incerta sulla proposta e rimanda a tempi successivi un vero e proprio articolato in materia. Si sa soltanto che il nuovo tributo dovrebbe essere "generale" (colpire cioè qualunque forma di patrimonio, dalle case ai Bot, dalle azioni alle imprese) e "progressivo" (più alto via via che cresce il patrimonio). Ne sarebbero esentati, per ammissione dello stesso Bertinotti, sia la prima casa che i primi 200 milioni di titoli di Stato. Una patrimoniale non sarebbe neppure una novità nell' ordinamento tributario italiano. Un' imposta di questo tipo venne adottata durante il regime fascista e restò in vigore dal 1940 al 1948; durante questo periodo diede un gettito di circa 1.400 miliardi all' anno (in lire costanti 1940). In tempi più recenti, negli anni 80, è stata introdotta in Francia (il suo nome era Igf, "imposta sulle grandi fortune") dove con un' aliquota dello 0,50 per cento colpiva i patrimoni superiori a 3,4 milioni di franchi, circa un miliardo di lire attuali. Anche l' Igf francese è stata però abolita: dava un gettito irrisorio ed era invisa all' opinione pubblica. Ma le sorprese non finiscono qui. Di patrimoniale, anzi di patrimoniali, il sistema tributario italiano è già pieno. Per cui, se si pensasse a introdurre un' imposta generale, si dovrebbe necessariamente rivedere tutto il sistema fiscale, eliminando i doppioni e ridisegnando le aliquote Irpef. Un lavoro immane. Le patrimoniali già esistenti sono piccole e grandi. Grande è sicuramente l' Ici, che colpisce gli immobili e dà un gettito di crica 16 mila miliardi. L' altra grande patrimoniale è l' imposta sul patrimonio netto delle imprese, che dà un gettito di circa 6 mila miliardi. C' è poi una miriade di piccole imposte che colpiscono non un reddito ma un bene. Tale è ad esempio l' imposta di successione. E tale è ormai diventata la tassa sul possesso di auto (che una volta era la tassa di circolazione). Una forma di patrimoniale è anche quella che colpisce i Fondi comuni d' investimento e che sostituisce quella sul reddito. E che altro è l' imposta di registro, se non un altro tributo di questo tipo che insiste sui trasferimenti immobiliari? Anche l' Iciap, che colpisce i professionisti, è almeno per un verso una patrimoniale visto che prende a riferimento la superficie degli immobili. Anche il canone Rai è ormai diventato formalmente una patrimoniale, visto che insiste sul possesso di televisori e radio, mentre non è più il corrispettivo di un servizio. Gli italiani sono dunque già in qualche modo avvezzi alle patrimoniali. Si può quindi facilmente passare alla "grande patrimoniale", come chiede Bertinotti? La risposta degli esperti, possibilista a livello teorico, è però totalmente negativa a livello pratico. "Non mi pare il momento per pensare a soluzioni del genere", dice De Mita. "Sarebbe possibile farlo soltanto in un sistema economico risanato dove la tassazione sui redditi, oggi elevatissima, sia stata ridotta. Secondo me, Bertinotti farebbe meglio ad appuntare la sua attenzione sulla lotta all' evasione". "Tutto quello che può essere tassato facilmente con una patrimoniale - dice Raffaello Lupi, professore di Diritto tributario all' Umiversità di Roma - come ad esempio gli immobili, è già stato tassato. Il resto è difficilmente sia controllabile e che tassabile, soprattutto in Italia. Pensiamo ai controlli: gli uffici finanziari ne riescono a portare a termine a malapena 50 mila all' anno, non sarebbero in grado di accertare anche i patrimoni. E poi la materia è sfuggente: in una patrimoniale generale, non ci sarebbero solo immobili, titoli di Stato e azioni, ma anche beni-rifugio, quadri, gioielli, pezzi d' antiquariato. Diciamo al verità: non si possono controllare i movimenti della ricchezza di 20 milioni di cittadini senza sfociare in uno Stato di polizia. Qualcosa per colpire di più la sola ricchezza finanziaria si potrebbe fare, ma è uno spazio ristretto, che richiederebbe un grande sforzo e un fisco efficiente". Dello stesso parere è anche Franco Gallo, ex ministro delle Finanze durante il governo Ciampi. "C' è una difficoltà obbiettiva a individuare i beni che dovrebbero sottostare alla patrimoniale generale, data la loro volatilità. E non dimentichiamo che oggi c' è libertà di movimento dei capitali, per cui alcuni potrebbero decidere di spsotare i loro beni altrove con estrema facilità". A Rifondazione comunista ne sono consapevoli. Per questo dicono che "si dovrebbero introdurre dei controlli sui movimenti di capitale". "Il che vorrebbe in pratica dire - commenta Gallo - uscire dall' Europa". - di ADRIANO BONAFEDE


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