La “notte bianca”
davanti ai cancelli della Fiat di Pomigliano. A promuoverla è, manco a dirlo,
la Fiom. Scottati dalla reazione piuttosto acida della polizia la volta scorsa,
che ha caricato tutto ciò che ha trovato sulla sua strada, compreso il responsabile
nazionale auto della Fiom, il sindacato dei metalmeccanici della Cgil per il
secondo “sabato lavorativo” ha pensato bene di spiazzare tutti organizzando una
intera notte di spettacoli, interventi, e di riflessioni politiche e sindacali.
Si tirerà a far tardi, quindi, almeno fino alle prime luci dell’alba quando a
presentarsi davanti ai cancelli saranno le tute blu prescelte dall’azienda ad
andare direttamente alle linee di produzione. Più che convincerle a non
entrare, che resta pur sempre l’obiettivo dei sindacalisti, l’idea è quella di
rappresentare l’assurdità di andare a lavorare nel giorno di straordinari
quando a rimanere a casa in cassa integrazione sono la metà di tutti i
dipendenti. Non sarebbe meglio dar corso ai contratti di solidarietà? E’ su
questo punto che insiste Maurizio Landini, che oggi ha tenuto su questa
iniziativa una conferenza stampa (video) nella sede di
corso Trieste a Roma. “Si fanno in molte altre aziende – sottolinea – non si
capisce perché alla Fiat no”. “Proprio perché quello che sta succedendo a
Pomigliano è grave – aggiunge Landini – abbiamo scritto a tutti i parlamentari
e alle forze politiche”.
Insomma, è arrivato il momento che della vicenda Fiat se ne debba occupare il governo. E per dare sostanza alle sue richieste la Fiom scenderà in piazza il 28 giugno, con lo sciopero generale del gruppo e la manifestazione a Roma. Chissà se la segretaria generale della Cgil Susanna Camusso in questa nuova stagione concertativa troverà il modo, e il tempo, di infilare in qualche agenda di ministro o sottosegretario, l’ultimo accorato appello: “La Fiat ha i mesi contati”. Ovviamente non si parla della società, che sta andando verso una ricca fusione made in Usa, ma della ‘tranche’ italiana. Il perché, è lo stesso Landini a spiegarlo. “La quota di mercato in Europa è sotto quel 7% che lo stesso Marchionne aveva detto rappresentare la quota minima di sopravvivenza. E poi con questo trend di cassa integrazione tra qualche mese ci vorrà un provvedimento straordinario perché il plafond sta finendo”. Senza contare che segnali molto inquietanti stanno arrivando dall’indotto.
Landini coglie l’occasione per attirare l’atttenzione su un’altra ‘azienda canaglia’, la Fincantieri. Il paradosso è che con l’accordo interconfederale fresco fresco, sia la direzione aziendale del sito di Mestre che Uilm e Fim si ostinano ad applicare le regole precedenti. Risultato, la Fiom pur avendo raccolto il 64% dei voti su base proporzionale si ritrova ad essere un sindacato di minoranza. E questo proprio quando Fincantieri ha deciso di dare il via ad una “politica di ricatto verso i lavoratori” che vede sul piatto della bilancia da una parte le commesse e, dall’altra, un surplus di orario di ben 260 ore all’anno “non contrattate”.
Insomma, è arrivato il momento che della vicenda Fiat se ne debba occupare il governo. E per dare sostanza alle sue richieste la Fiom scenderà in piazza il 28 giugno, con lo sciopero generale del gruppo e la manifestazione a Roma. Chissà se la segretaria generale della Cgil Susanna Camusso in questa nuova stagione concertativa troverà il modo, e il tempo, di infilare in qualche agenda di ministro o sottosegretario, l’ultimo accorato appello: “La Fiat ha i mesi contati”. Ovviamente non si parla della società, che sta andando verso una ricca fusione made in Usa, ma della ‘tranche’ italiana. Il perché, è lo stesso Landini a spiegarlo. “La quota di mercato in Europa è sotto quel 7% che lo stesso Marchionne aveva detto rappresentare la quota minima di sopravvivenza. E poi con questo trend di cassa integrazione tra qualche mese ci vorrà un provvedimento straordinario perché il plafond sta finendo”. Senza contare che segnali molto inquietanti stanno arrivando dall’indotto.
Landini coglie l’occasione per attirare l’atttenzione su un’altra ‘azienda canaglia’, la Fincantieri. Il paradosso è che con l’accordo interconfederale fresco fresco, sia la direzione aziendale del sito di Mestre che Uilm e Fim si ostinano ad applicare le regole precedenti. Risultato, la Fiom pur avendo raccolto il 64% dei voti su base proporzionale si ritrova ad essere un sindacato di minoranza. E questo proprio quando Fincantieri ha deciso di dare il via ad una “politica di ricatto verso i lavoratori” che vede sul piatto della bilancia da una parte le commesse e, dall’altra, un surplus di orario di ben 260 ore all’anno “non contrattate”.
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