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venerdì 23 novembre 2012

Precari, 230 mila in scadenza a fine anno

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Allarme precari. Secondo la Cgil, l'Italia potrebbe presto trovarsi a fare i conti con «un esercito di 230 mila lavoratori in scadenza».
Una vera e  propria bomba a orologeria, per il sindacato, rappresentata dalla gran parte degli oltre 160 mila precari della pubblica amministrazione con il contratto in scadenza il 31 dicembre.
«BOMBA DA DISINNESCARE». La Cgil, nella pubblicazione del dato, ha avvertIto: «Questa bomba sociale deve essere disinnescata attraverso un provvedimento urgente di proroga immediata dei contratti». Oltre ai 160 mila dipendenti pubblici, infatti, anche 70 mila persone «del settore scuola sono destinate a trovarsi, al termine dell'anno scolastico, senza contratto, senza stipendio e senza lavoro, per la scadenza del loro contratto annuale».
I dati «assolutamente parziali» forniti dal ministero della Funzione pubblica parlavano di 5.900 precari, il cui contratto di lavoro dovrebbe scadere entro la fine del 2012 o al massimo entro giugno del 2013. Per la Cgil «una goccia nel mare del precariato», costituito «da 90 mila contratti a tempo determinato, 12 mila interinali, 18 mila lsu e 42 mila contratti di collaborazione». In tutto, 162 mila lavoratori «che rischiano il mancato rinnovo dei contratti di lavoro».
NELLA SANITÀ 40 MILA A SCADENZA. Solo per quanto riguarda «la sanità si parla di un bacino di precari pari a circa 40 mila lavoratori, circa 10 mila di questi medici».
«Sarebbe grave se il governo» - ha fatto notare la Cgil - «continuasse a ignorare il problema rendendosi in tal modo responsabile di licenziamenti di massa».
ATTACCO ALLA SPENDING REVIEW. Con una ricognizione sul fenomeno del precariato, la Cgil «ha puntato il dito contro l'effetto perverso determinato da una legge come la spending review che elimina posti di lavoro, e contro le ultime manovre che tagliano il lavoro precario».
Sul primo punto, ha spiegato il sindacato, «la manovra di taglio delle dotazioni organiche delle amministrazioni centrali, tra cui ministeri, enti previdenziali, agenzie fiscali, enti di ricerca e altro, ha portato a 4.028 posti di lavoro in meno e ad altrettante eccedenze di lavoratori». Numeri che per la Cgil sono «assolutamente parziali e che rischiano di essere di più di quelli indicati dalla stessa ragioneria generale dello Stato in 24 mila».
Mentre «non è ancora chiaro il destino delle oltre 5 mila persone che lavorano nei centri per l'impiego».

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