Mentre nel paese cresce il clima di tensione (a Pomigliano
stamattina c’è stato un lancio di uova contro la sede della Uilm) e i
sindacalisti non riescono a prodursi in niente di meglio che non sia la
classica arrampicata sugli specchi,(Bonanni dice che l’intervista di Sergio
Marchionne coparsa oggi su Repubblica ha chiarito molte cose) il Governo
continua a tacere su tutta la linea. Ha installato sì un call center
"passivo" a palazzo Chigi ma per il resto preferisce asttendere. E,
nell'attesa, il titolo del Lingotto è costretto ad una piccola ma significativa
perdita (circa due punti). Sergio Marchionne non convince. E’ questa la sintesi
della giornata. Le dichiarazioni rilasciate ad Ezio Mauro, direttore di
Repubblica, sono tutte un piagnisteo su quanto è brutto il mercato e quanto
sono da “bar dello sport” certe dichiarazioni di alcuni imprenditori italiani
contro di lui. Insomma, esce fuori un quadro inquietante in cui l’Italia è data
per spacciata e quindi di fatto è una palla al piede per l’azienda che ormai si
confronta con una dimensione mondiale. E anche se non ci saranno licenziamenti
subito è chiaro che alcuni stabilimenti dovranno sacrificarsi. Il primo a
capire cosa sta realmente accadendo è stato il segretario della Fiom di Torino
Giorgio Airaudo: “Quelle di Marchionne "non sono rassicurazioni, e' solo
un modo per prendere tempo. Non e' la prima volta che dice che mantiene gli
stabilimenti in Italia con le vendite ed i profitti fatti all'estero quindi
penso che sia sempre piu' urgente che questo paese stabilisca un patto con la
Fiat, serve un accordo e solo il governo puo' farlo. Serve uno dei tanti
accordi che la Fiat ha fatto in giro per il mondo".
Il Governo, ovviamente fa orecchie da mercante. Non è escluso
però che siano al lavoro le varie diplomazie segrete per arrivare a qualcosa da
dare in pasto all’opinione pubblica. La crisi Fiat arriva infatti “al momento
giusto”. Da una parte serve ai partiti per proporre l’improponibile (che quasi
mai coincide con gli interessi dei lavoratori) e, dall’altra, a consumare una
definitiva resa dei conti in un pezzo di classe dirigente in evidente crisi di
idee, e di capitali. Marchionne viene addirittura definito 'pinocchio del
giorno' dal quotidiano economico tedesco Handelsblatt, che cita l'ad di Fiat sulle
promesse lanciate con Fabbrica Italia, per poi smentirlo con le nuove decisioni
del gruppo. Il 21 aprile 2010 – ricorda il giornale nella rubrica con cui
abitualmente pungola politici e personaggi del mondo economico-industriale con
le loro 'bugie' - disse che avrebbe ''sviluppato la presenza di Fiat in Italia
come centro strategico per la produzione, gli investimenti e l'export''. Ora il
dietrofront. E’ vero che Marchionne ha un conto aperto con i tedeschi ma la
formulazione dell’Handelsblatt è ineccepibile. Che non tiri aria buona è
tornata a dirlo pure la Fiom. Il suo segretario generale Maurizio Landini
rintrattica nelle parole dell’Ad del Lingotto la chiara intenzione di
“andarsene dall'Italia. “Il problema e' ben piu' grave dell'ipotesi della chiusura
di uno stabilimento – aggiunge -. Allo stato attuale vuole non investire in
Italia e questo comporta il rischio che l'intero settore auto salti. Il
problema e' impedire che cio' avvenga"."Il governo – aggiunge Landini
- dovrebbe fare quello che fanno i governi dove ci sono problemi di questa
natura, ovvero quello che ha fatto Obama, quello che hanno fatto in Germania e
in Francia. E cioe' chiedere alle imprese di fare investimenti e prevedere
anche una politica industriale compreso l'intervento pubblico che salvaguardi
le attivita' produttive del nostro Paese, a partire dalla produzione di auto
che resta strategica".
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