«Edizione straordinaria, edizione straordinaria: i comunisti
ci sono! Edizione straordinaria». Scherza il compagno di Roma impegnato nella
diffusione militante del numero speciale di "Liberazione" preparato
per l'occasione. Scherza, ma non troppo. Perché veramente ieri a Roma i
comunisti c'erano.
Erano tanti, giunti nella capitale da tutta Italia per dire
no al governo Monti, alla riforma dell'articolo 18, alla crisi fatta pagare ai
soliti noti. «Siamo diecimila»; «Siamo trentamila»; «Siamo quarantamila» si
scandisce a tappe dal pullman rosso che apre il corteo: boato e applausi.
È un mare di bandiere rosse già in piazza della Repubblica,
intorno alle due del pomeriggio. Il sole è a picco, il primo caldo estivo
picchia, ma l'entusiasmo è proprio quello delle grandi occasioni. D'altra parte
si tratta della prima manifestazione nazionale della Federazione della
Sinistra, per Rifondazione la prima dopo il sofferto congresso di Chianciano
del 2008. Si parte. In testa, dietro lo striscione "Gridiamoglielo in
piazza - l'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro",
sfilano i leader della Fds: Diliberto, Ferrero, Salvi, Patta. Ci sono anche
alcuni esponenti di Sel (Musacchio, Sentinelli, Gianni) e della Fiom
(Cremaschi.) Ma la cifra del corteo la fanno loro, i tanti, tantissimi giovani
che con allegria e fantasia riempiono prima via Cavour e poi i Fori Imperiali.
Cantano, ballano, si divertono a sfottere i "tecnici", quelli che
senza tanti scrupoli li stanno privando del futuro. Cantano Bella Ciao e
Bandiera rossa. Indossano magliette rosse: il Che, come sempre, va per la
maggiore, ma non mancano falce e martello e stelle gialle, stile "vecchio
Pci".
Ottanta pullman hanno portato a Roma compagni e compagne di tutte le età; enorme lo sforzo delle federazioni e non ne manca nessuna: dal Piemonte, dalla Toscana, dalla Calabria, dalla Puglia, dalla Sicilia (a loro va un applauso particolare per ricordare a Grillo che invece la mafia uccide eccome). Ecco lo striscione della Federazione di Pisa; ecco quello di Salerno, Reggio Calabria, Milano, Firenze, Ferrara, Brescia, Perugia, Tivoli, Latina, Piacenza: in una parola tutte.
Sfilano l'Unione Inquilini, i palestinesi, famiglie con bambini al seguito, signore avvolte nella bandiera rossa, i lavoratori della Irisbus, i gruppi di acquisto, No Tav e anche il Comitato Peppino Impastato di Monza. Alle quattro il corteo è ancora in marcia, sempre allegro e scanzonato. Alle 16,30 anche la coda entra nella piazza dove si svolge il comizio finale. Volti stanchi e sudati, ma pieni di entusiasmo. Applausi, cori, slogan sottolineano gli interventi dal palco. «Siamo tanti, siamo comunisti». Tutto sembrano fuorché sconfitti. Da ieri qualcosa è cambiato.
Ottanta pullman hanno portato a Roma compagni e compagne di tutte le età; enorme lo sforzo delle federazioni e non ne manca nessuna: dal Piemonte, dalla Toscana, dalla Calabria, dalla Puglia, dalla Sicilia (a loro va un applauso particolare per ricordare a Grillo che invece la mafia uccide eccome). Ecco lo striscione della Federazione di Pisa; ecco quello di Salerno, Reggio Calabria, Milano, Firenze, Ferrara, Brescia, Perugia, Tivoli, Latina, Piacenza: in una parola tutte.
Sfilano l'Unione Inquilini, i palestinesi, famiglie con bambini al seguito, signore avvolte nella bandiera rossa, i lavoratori della Irisbus, i gruppi di acquisto, No Tav e anche il Comitato Peppino Impastato di Monza. Alle quattro il corteo è ancora in marcia, sempre allegro e scanzonato. Alle 16,30 anche la coda entra nella piazza dove si svolge il comizio finale. Volti stanchi e sudati, ma pieni di entusiasmo. Applausi, cori, slogan sottolineano gli interventi dal palco. «Siamo tanti, siamo comunisti». Tutto sembrano fuorché sconfitti. Da ieri qualcosa è cambiato.
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