I risultati delle elezioni greche sono una chiara
espressione della radicalizzazione crescente nella società ellenica, sulla
base dell’impasse creato dalla crisi del capitalismo. Segnano una sconfitta
storica per le forze politiche che hanno appoggiato le misure economiche
imposte dalla trojka. La Grecia si muove a grandi passi verso una situazione
rivoluzionaria.
Il Pasok (il partito socialista) e Nuova democrazia, il
principale partito conservatore, crollano al 32%, quando nelle precedenti
elezioni del 2009 avevano raccolto il 77% dei consensi. Sono le formazioni
che costituivano l’architrave del governo di unità nazionale di Papadimos.
Oggi, nonostante il premio di maggioranza esistente in Grecia, che
assegna 50 seggi in più al partito di maggioranza relativa, vale a dire
a Nd, i due partiti non riuscirebbero ad avere la maggioranza per formare un
governo da soli.
Il vero vincitore di queste elezioni è Syriza, la
coalizione elettorale formatasi attorno a Synaspismos, il partito della
sinistra radicale. Con uno spettacolare 16,7% raccoglie oltre un milione di
voti, più che triplicando i suoi consensi assoluti rispetto a tre anni fa. É
a Syriza che si è rivolto il settore più cosciente dei giovani e dei
lavoratori, i protagonisti delle lotte contro le politiche di lacrime e
sangue di Bce, Ue e Fmi. Lo testimoniano i risultati del partito di Tsipras
nelle principali città greche. Ad Atene, al Pireo e in generale in tutta la
regione dell’Attica (la più popolosa, dove vive il 50% dei greci) nei
quartieri popolari di Salonicco, a Patrasso, Syriza è il primo partito.
Secondo le prime analisi, è anche il partito più votato fra gli under 40.
Ha pagato l’opposizione ai governi filopadronali di
qualunque colore in questi ultimi anni, l’opposizione ai diktat della trojka
e la proposta di un governo delle sinistre, che nel contesto attuale è del
tutto realizzabile (le formazioni a sinistra del Pasok hanno superato il 30%)
e ha dato una speranza di futuro per ampi settori di masse impoverite dalla
crisi.
Il Kke non riesce a intercettare questo notevole
spostamento a sinistra dell’elettorato, passando dal 7,5 all’8,5% e
guadagnando solo 13mila voti in più. Nonostante l’abnegazione dei suoi
militanti ed il fatto che organizzi senza dubbio alcune fra le avanguardie
più combattive del proletariato greco, il settarismo della direzione
del Kke (che definisce Syriza “un’alleanza di forze opportuniste e di
fuoriusciti dal Pasok")è ciò che ha condotto alla
“stagnazione”elettorale.
Sui giornali italiani si sono spesi fiumi di inchiostro
sull’avanzata dei neonazisti di Chrisi avgi (Alba d’oro) che con quasi il 7%
entrano per la prima volta in parlamento.
É certamente un avvertimento per il movimento operaio e per
la sinistra tutta e non vogliamo nemmeno per un attimo nascondere la pericolosità
di questa formazione. Tuttavia il suo successo è il risultato della debacle
di Laos, il partito di estrema destra che a lungo ha sostenuto il governo di
unità nazionale, il quale dimezza la sua percentuale (dal 5,8 al 2,9%)
e non entra in parlamento, nonchè della disintegrazione dei partiti borghesi
tradizionali.
Nd perde infatti oltre un milione di voti che si orientano
solo parzialmente, oltre che ai neonazisti, anche ai Greci
indipendenti, populisti anti memorandum dell’Ue fuoriusciti da Nd, che
totalizzano il 10,6%.
Molti commentatori della borghesia, impauriti da questa
frammentazione invocano una ricomposizione della destra che pare comunque
molto difficile, visto che il periodo in cui stiamo entrando è quello di un
deciso spostamento a sinistra.
Il risultato di ieri è emblematico della debolezza totale
della classe dominante greca, che si riflette nel crollo di Nd e della fine
di ogni spazio per il riformismo (senza riforme) illustrato dalla disfatta
del Pasok, ridotto ad un misero 13% (dal 44) e con 2milioni e 200mila voti in
meno.
Il compito di formare un governo spetterebbe ad Antonis
Samaras, leader di Nd, i cui margini di manovra per trovare una maggioranza
composta dalle forze che vogliono mantenere l’Euro e proseguire con le
politiche dettate dal capitalismo internazionale sono però molto ridotti. Anche
Fotis Kouvelis, a capo di Sinistra democratica (un nuovo raggruppamento
formato da fuoriusciti dal Pasok e da Syriza) che sarebbe il meno distante
dalle posizione di Pasok e Nd, ha escluso qualunque ipotesi di appoggio a una
coalizione guidata da Samaras.
Siccome una coalizione governativa guidata da Alexis
Tsipras, all’insegna dell’opposizione alle misure di austerità non ha i
numeri, la prospettiva che si ritorni a votare a giugno non è affatto
peregrina.
Un ritorno alle urne che potrebbe portare a un affermazione
ancora più ampia per le forze di sinistra. Dopo tre decenni di egemonia del
Pasok sulla classe operaia organizzata, vi è la possibilità che la direzione
politica della classe operaia torni ad una formazione come Syriza, che trae
le sue origini dal movimento comunista.
È un opportunità storica, che la direzione del Synaspismos
– Syriza non si può lasciare sfuggire. La prima condizione è che continui a
rifiutare ogni forma di collaborazione con i partiti borghesi. Inoltre,
che porti avanti senza indugi la parola d’ordine dell’alleanza con il
Kke non limitata a un governo delle sinistre ma per una vera e propria presa
del potere e per il cambiamento della società in senso socialista.
Per fare questo non è sufficiente propagandare alcune
rivendicazioni contro il neoliberismo, come fa attualmente la direzione del
Synaspismos, ma adottare un programma che proponga l’abbattimento di questo
sistema capitalista attraverso la nazionalizzazione delle principali leve del
sistema industriale e finanziario greco, sotto il controllo e la
gestione dei lavoratori.
Una tale prospettiva rivoluzionaria è anche il miglior
antidoto all’estrema destra. Se oggi il pendolo va a sinistra, i segnali di
crescita dell’estrema destra e del popolismo non sono da sottovalutare. Dopo
un iniziale periodo di confusione, che è quello che sta attraversando, la
borghesia greca, con il benestare di quella europea, potrebbe appoggiare una
linea dura di attacco senza quartiere ai diritti democratici delle masse
greche, insieme a una nuova offensiva a quello che resta delle conquiste
sociali. Linea dura in cui l’estrema destra non farebbe certo mancare la
propria collaborazione.
Le elezioni in Grecia ci indicano, insieme all’avanzata del
Fronte de gauche in Francia e alla crescita di Izquierda unida in Spagna, che
il vento sta soffiando di nuovo, e sempre più forte a sinistra.
Dalla Grecia, che oggi è la punta più avanzata del
movimento operaio europeo ci arriva infine un messaggio: dire no alla
dittatura del capitale è possibile. Costruire un’alternativa al sistema
economico capitalista lo è altrettanto, anzi oggi è più che mai necessario.
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lunedì 14 maggio 2012
Grecia - Avanzata epocale della sinistra
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