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lunedì 14 maggio 2012

Grecia - Avanzata epocale della sinistra

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I risultati delle elezioni greche sono una chiara espressione della radicalizzazione crescente nella società ellenica, sulla base dell’impasse creato dalla crisi del capitalismo. Segnano una sconfitta storica per le forze politiche che hanno appoggiato le misure economiche imposte dalla trojka. La Grecia si muove a grandi passi verso una situazione rivoluzionaria.

Il Pasok (il partito socialista) e Nuova democrazia, il principale partito conservatore, crollano al 32%, quando nelle precedenti elezioni del 2009 avevano raccolto il 77% dei consensi. Sono le formazioni che costituivano l’architrave del governo di unità nazionale di Papadimos.  Oggi, nonostante il premio di maggioranza esistente in Grecia, che assegna 50 seggi in più al  partito di maggioranza relativa, vale a dire a Nd, i due partiti non riuscirebbero ad avere la maggioranza per formare un governo da soli.
Il vero vincitore di queste elezioni è Syriza, la coalizione elettorale formatasi attorno a Synaspismos, il partito della sinistra radicale. Con uno spettacolare 16,7% raccoglie oltre un milione di voti, più che triplicando i suoi consensi assoluti rispetto a tre anni fa. É a Syriza che si è rivolto il settore più cosciente dei giovani e dei lavoratori, i protagonisti delle lotte contro le politiche di lacrime e sangue di Bce, Ue e Fmi. Lo testimoniano i risultati del partito di Tsipras nelle principali città greche. Ad Atene, al Pireo e in generale in tutta la regione dell’Attica (la più popolosa, dove vive il 50% dei greci) nei quartieri popolari di Salonicco, a Patrasso, Syriza è il primo partito. Secondo le prime analisi, è anche il partito più votato fra gli under 40.
Ha pagato l’opposizione ai governi filopadronali di qualunque colore in questi ultimi anni, l’opposizione ai diktat della trojka e la proposta di un governo delle sinistre, che nel contesto attuale è del tutto realizzabile (le formazioni a sinistra del Pasok hanno superato il 30%) e ha dato una speranza di futuro per ampi settori di masse impoverite dalla crisi.
Il Kke non riesce a intercettare questo notevole spostamento a sinistra dell’elettorato, passando dal 7,5 all’8,5% e guadagnando solo 13mila voti in più. Nonostante l’abnegazione dei suoi militanti ed il fatto che organizzi senza dubbio alcune fra le avanguardie più combattive del proletariato greco,  il settarismo della direzione del Kke (che definisce Syriza “un’alleanza di forze opportuniste e di fuoriusciti dal Pasok")è ciò che ha condotto alla “stagnazione”elettorale.
Sui giornali italiani si sono spesi fiumi di inchiostro sull’avanzata dei neonazisti di Chrisi avgi (Alba d’oro) che con quasi il 7% entrano per la prima volta in parlamento.
É certamente un avvertimento per il movimento operaio e per la sinistra tutta e non vogliamo nemmeno per un attimo nascondere la pericolosità di questa formazione. Tuttavia il suo successo è il risultato della debacle di Laos, il partito di estrema destra che a lungo ha sostenuto il governo di unità nazionale, il quale dimezza la sua percentuale (dal  5,8 al 2,9%) e non entra in parlamento, nonchè della disintegrazione dei partiti borghesi tradizionali.
Nd perde infatti oltre un milione di voti che si orientano  solo parzialmente, oltre che ai neonazisti, anche ai Greci indipendenti, populisti anti memorandum dell’Ue fuoriusciti da Nd, che totalizzano il 10,6%.
Molti commentatori della borghesia, impauriti da questa frammentazione invocano una ricomposizione della destra che pare comunque molto difficile, visto che il periodo in cui stiamo entrando è quello di un deciso spostamento a sinistra.
Il risultato di ieri è emblematico della debolezza totale della classe dominante greca, che si riflette nel crollo di Nd e della fine di ogni spazio per il riformismo (senza riforme) illustrato dalla disfatta del Pasok, ridotto ad un misero 13% (dal 44) e con 2milioni e 200mila voti in meno.
Il compito di formare un governo spetterebbe ad Antonis Samaras, leader di Nd, i cui margini di manovra per trovare una maggioranza composta dalle forze che vogliono mantenere l’Euro e proseguire con le politiche dettate dal capitalismo internazionale sono però molto ridotti. Anche Fotis Kouvelis, a capo di Sinistra democratica (un nuovo raggruppamento formato da fuoriusciti dal Pasok e da Syriza) che sarebbe il meno distante dalle posizione di Pasok e Nd, ha escluso qualunque ipotesi di appoggio a una coalizione guidata da Samaras.
Siccome una coalizione governativa guidata da Alexis Tsipras, all’insegna dell’opposizione alle misure di austerità non ha i numeri, la prospettiva che si ritorni a votare a giugno non è affatto peregrina.
Un ritorno alle urne che potrebbe portare a un affermazione ancora più ampia per le forze di sinistra. Dopo tre decenni di egemonia del Pasok sulla classe operaia organizzata, vi è la possibilità che la direzione politica della classe operaia torni ad una formazione come Syriza, che trae le sue origini dal movimento comunista.
È un opportunità storica, che la direzione del Synaspismos – Syriza non si può lasciare sfuggire. La prima condizione è che continui a rifiutare ogni forma di collaborazione con i partiti borghesi. Inoltre,  che porti avanti senza indugi la parola d’ordine dell’alleanza con il Kke non limitata a un governo delle sinistre ma per una vera e propria presa del potere e per il cambiamento della società in senso socialista.
Per fare questo non è sufficiente propagandare alcune rivendicazioni contro il neoliberismo, come fa attualmente la direzione del Synaspismos, ma adottare un programma che proponga l’abbattimento di questo sistema capitalista attraverso la nazionalizzazione delle principali leve del  sistema industriale e finanziario greco, sotto il controllo e la gestione dei lavoratori.
Una tale prospettiva rivoluzionaria è anche il miglior antidoto all’estrema destra. Se oggi il pendolo va a sinistra, i segnali di crescita dell’estrema destra e del popolismo non sono da sottovalutare. Dopo un iniziale periodo di confusione, che è quello che sta attraversando, la borghesia greca, con il benestare di quella europea, potrebbe appoggiare una linea dura di attacco senza quartiere ai diritti democratici delle masse greche, insieme a una nuova offensiva a quello che resta delle conquiste sociali. Linea dura in cui l’estrema destra non farebbe certo mancare la propria collaborazione.
Le elezioni in Grecia ci indicano, insieme all’avanzata del Fronte de gauche in Francia e alla crescita di Izquierda unida in Spagna, che il vento sta soffiando di nuovo, e sempre più forte a sinistra.
Dalla Grecia, che oggi è la punta più avanzata del movimento operaio europeo ci arriva infine un messaggio: dire no alla dittatura del capitale è possibile. Costruire un’alternativa al sistema economico capitalista lo è altrettanto, anzi oggi è più che mai necessario.


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