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giovedì 22 marzo 2012

Il lungo calvario dell’articolo 18 e gli operai di Melfi a Palazzo Madama

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È il tormentone dell’inverno, l’articolo 18. Per la società civile si tratta di una garanzia conquistata dopo anni di dure lotte, eppure in questi giorni si torna a manifestare per la tutela degli operai dai licenziamenti facili. Lo ha fatto la FIOM il 9 marzo scorso a Roma: Maurizio Landini in testa, l’Italia dei Valori con Felice Belisario… la mesta astensione del Partito Democratico.
Tra i manifestanti, arrivati da diverse regioni d’Italia, anche gli operai FIAT “SATA” di S. Nicola di Melfi, nuovamente reintegrati da una sentenza che Marchionne si ostina ad ignorare; per loro l’invito a Palazzo Madama giunge dal presidente dei senatori IDV Belisario.
Giovedì 15 marzo la delegazione FIOM arriva al Senato per assistere ad una delle tante discussioni sulla riforma del lavoro. Fuori dall’aula sono stati lasciati soprabiti, cellulari, borse e macchine fotografiche; è vietato anche l’uso di carta e penna e agli interventi degli onorevoli non è consentito dissentire né applaudire, poiché “ …il pubblico deveessere super partes!”, come ammonisce un addetto alla sorveglianza ad uno dei delegati, che sorpreso ironizza “…ma noi non siamo un pubblico, siamo il popolo!”.
Le loro testimonianze vengono raccolte alle 14:00, in una conferenza stampa dell’IDV tenutasi nella sala Nassirya: l’Onorevole Belisario apre la conferenza indossando la felpa della FIOM e lamentando la scarsa trasparenza del ministro Elsa Fornero sulle intenzioni di FIAT in Italia. Pur sottolineando l’importanza dell’azienda nel Paese, mette in evidenza anche i vincoli che essa ha nei confronti dello Stato e il debito con gli operai, senza i quali non sarebbe diventata detentrice di
quel potere economico che Marchionne tenta di usare per portare a proprio vantaggio i percorsi giudiziari.
Intervengono anche i senatori Giuliana Carlino, Francesco Pardi ed Elio Lannutti, che trattiene a stento un velo di commozione ricordando il suo passato da operaio.
Ma a commuovere l’intera aula sono gli operai, veri protagonisti della conferenza: Giovanni Barozzino, sindacalista FIOM e Marco Pignatelli che del sindacato ha solo la tessera. Accusati di aver fermato un carrello in azienda durante uno sciopero e licenziati con Antonio Lamorte, anche lui sindacalista, assente per problemi di salute dovuti allo stress subìto a causa di questa vicenda.
La loro innocenza nei fatti è stata ampiamente comprovata in tribunale, assieme al comportamento antisindacale dell’azienda, eppure parlano poco di questo. Ricordano di aver vissuto la vicenda in maniera surreale “quando abbiamo sentito dei tre licenziati, pensavamo si trattasse non di noi, bensì di qualcun altro… non ci sembrava possibile!”dichiara Giovanni Barozzino, con lo sguardo di chi –paradossalmente- ha ancora il timore di doversi giustificare. Poi esprimono la loro solidarietà e una speranza per i tanti compagni che ancora oggi vivono lo stesso dramma o subiscono vessazioni da parte dei lori superiori, nonostante la libertà sindacale sia garantita dalla nostra Costituzione. Infine prende la parola Marco Forgione, che in SATA lavora ancora, ma è stato spostato in un reparto saturo di fumi di saldatura, malgrado abbia avuto dei problemi molto gravi ai polmoni, dopo aver testimoniato in aula a favore dei tre compagni licenziati. Non è un caso limite. Michele Corbosiero non è intervenuto, ma a lui è capitato di svenire durante il lavoro; aveva già subìto un intervento al cuore e dall’ospedale, in cui era stato trasferito dopo la visita in infermeria, era partita la pratica dell’infortunio. Poco dopo riceveva una telefonata dal suo capo che, anziché augurargli una buona convalescenza, gli intimava di ritirare l’infortunio e mettersi in malattia. E’ quello che, da un pò di tempo a questa parte, sembra essere il destino di tutti i lavoratori tesserati a quelle sigle sindacali contrarie, senza ambiguità, agli intenti di stravolgere i contratti di lavoro nazionali e aziendali. Il timore costante di essere licenziati.
Lo vivono sulla loro pelle anche gli altri operai della delegazione FIOM di Melfi: Mimmo Destradis, Maria Labriola, Antonio Martina, Iolanda Picciariello, Pina Imbrenda e Principio Di Nanni. Dalla prima fila della sala Nassirya si è levato il loro applauso più caloroso, agli onorevoli ma soprattutto ai loro colleghi, che –in ultima istanza- hanno espresso un unico desiderio, “…tornare alla nostra meravigliosa normalità” . Semplice come loro. Del resto, è il requisito fondamentale per essere assunti da operai, come dice il titolo del libro di Giovanni Barozzino “Ci volevano con la terza media”…
La speranza più grande, a questo punto, è che questo nostro governo tecnico rifletta attentamente prima di andare ad intaccare quei pochi baluardi rimasti a tutela dei più deboli, come l’articolo 18. Solo in questo modo dimostrerebbe al Paese che davvero il suo intento è di uscire dalla crisi piuttosto che inasprire le tensioni tra le parti sociali. Rifiutando di venire a compromessi con chi, detentore di un vasto potere economico, pretende di poter rimescolare a proprio piacimento anche le carte della politica e della legalità.

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