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domenica 8 gennaio 2012

Nessun grazie a Monti-Thatcher articolo di Giorgio Cremaschi pubblicato su Liberazione online di oggi

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Si annuncia anche in Italia un film che, almeno secondo le anticipazioni del Il Sole-24 Ore, esalta la figura e l’opera della signora Thatcher in Gran Bretagna. Intanto in Italia il governo si porta avanti col lavoro e si fa esaltare dalla stampa come primo governo thatcheriano nella storia del nostro paese.
Monti respinge l’idea stessa del negoziato con il sindacato sul mercato del lavoro. Il governo, dice il Presidente del Consiglio, non negozia con nessuno ma ascolta e poi decide. Con questa brutale chiarezza Monti spiega perché è stato messo al posto di Berlusconi. L’impresentabile ex Presidente del Consiglio non avrebbe mai potuto affermare  un concetto del genere, e tanto più praticarlo, senza suscitare la rivolta. Monti invece suscita un consenso mediatico senza precedenti, è il politico più presentabile possibile per realizzare le politiche peggio presentabili.
Per far del bene ai giovani il governo ha deciso che si dovrà lavorare fino a 70 anni. Saranno proprio i giovani a vedere allungata in maniera così stupida e barbara la loro vita lavorativa prima della pensione, perché proprio per essi varrà di più il meccanismo di penalizzazioni e compensazioni che costringerà chi ha lavoro, se ha la fortuna di conservarlo e di restare in salute, di restarvi fino a tarda età.
Ora, sul mercato del lavoro, si vuol compiere un’altra opera di bene, sempre a favore dei giovani. Si propone, ci par di capire, un contratto a tempo indeterminato che abbia però un lunghissimo periodo di prova, da tre anni in su, durante il quale sia libera la possibilità di licenziare. A parte la stupidità di un provvedimento che vuole favorire l’occupazione con più facilità di licenziamento. A parte il fatto che l’essenza della precarietà è proprio il ricatto permanente sul posto di lavoro, che qui viene formalizzato nel periodo di prova infinito. A parte il fatto, insomma, che questo contratto è semplicemente il cavallo di Troia attraverso il quale passa la demolizione dell’articolo 18 per tutti i lavoratori; così come si è esteso a tutti i lavoratori il contributivo sulle pensioni, dopo che inizialmente lo si era affibbiato solo ai più giovani. A parte tutto questo, la malafede dell’operazione sta nel fatto che questo contratto “nuovo” si aggiungerà semplicemente agli altri precari già esistenti, senza cancellarne neanche uno. Avremmo quindi il 47esimo contratto precario, dopo i 46 già definiti dal pacchetto Treu e dalla legge Biagi. Anche qui, dunque, per favorire i giovani, li si colpisce e si estende la precarietà.
Il governo Monti, d’altra parte, ha un mandato preciso, che non è quello del parlamento italiano e neanche quello del Presidente della Repubblica, al quale prima o poi si dovrebbe ricordare che l’Italia non è una repubblica presidenziale.
Il mandato di Monti nasce da due privati cittadini, che in virtù del potere della Banca centrale europea, si sono permessi di indicare nell’agosto 2011 ai governi italiani, tutti, cosa dovrebbero fare. Tra i tanti punti della lettera Draghi-Trichet è bene ricordare quello che recita: “dovrebbe essere adottata una accurata revisione delle norme che regolano l’assunzione e il licenziamento dei dipendenti…”.
Nessuno faccia il furbo, quindi. Davvero non ne possiamo più di piccoli imbrogli e ipocrisie. Il governo Monti deve portare in Europa lo scalpo dell’articolo 18, o almeno un pezzetto di esso. Se alla cancellazione progressiva della tutela contro i licenziamenti ingiusti aggiungiamo poi la distruzione del contratto nazionale, anch’essa chiesta dalla Bce e oggi praticata da Marchionne, per i lavoratori non resta più nulla di sicuro. Tutti i diritti costituzionali saranno cancellati nel nome dello spread.
A questo punto le chiacchiere stanno a zero. E’ penoso vedere il sindacato confederale chiedere con il cappello in mano tavoli e riunioni. Non si è ancora capito che il governo deve anche mostrare pubblicamente che prende a calci nel sedere il sindacato?
Sulle pensioni il sindacato confederale italiano ha già subito una sconfitta drammatica. E’ la prima volta, nella storia del nostro paese, che si fa una controriforma previdenziale di tale portata e contro tutto il sindacalismo confederale. Si vuole attendere ancora un’altra catastrofe sul mercato del lavoro per poter dire che il governo e i padroni sono cattivi, ma il sindacato è responsabile?
Oggi la responsabilità che si chiede al sindacato è in realtà autentica irresponsabilità sociale e democratica. L’unica scelta seria che può fare un sindacato confederale che voglia davvero misurarsi con la sua migliore storia e la sua migliore tradizione e non diventare un ente inutile, è quella di lottare fino in fondo contro il governo Monti e la sua politica, senza farsi ricattare da nessuno. Visto che ci trattano come i greci, bisogna fare come in Grecia: scioperare e lottare esplicitamente contro questo governo, senza aver paura di farlo cadere. Tanto lo spread va comunque per conto suo e se si vuole davvero affrontare la crisi economica dal lato della giustizia e dell’eguaglianza, bisogna mettere in discussione il governo delle banche in Italia e in Europa e i thatcheriani fuori tempo che lo compongono e lo sostengono.


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