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mercoledì 23 novembre 2011

Nuovi contratti in Fiat Venti di guerra sulla Sata di Melfi

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La fabbrica integrata è chiusa. I cancelli sono sbarrati sino al prossimo 30 novembre. Gli addetti sono in cassa integrazione. Sulla piana di San Nicola di Melfi, però, soffiano venti di guerra. Venti che sono diventati ancor più impetuosi nei gironi scorsi dopo l’annuncio di Fiat di disdire gli accordi sindacali. Per l’intera giornata di ieri tra gli operai è stato un continuo chiedere e informarsi sul futuro. Un futuro non solo legato alla contrattazione ed alla retribuzione ma soprattutto agli investimenti e alle prospettive dell’intero stabilimento.

Da anni, infatti, per la Sata si parla dell’introdu - zione di un nuovo modello ma sino ad oggi non si è passati dalle parole ai fatti. L’aumento delle giornate di cassa integrazione rispetto agli anni scorsi (passate dalle 45 del 2010 alle 66 del 2011) non contribuiscono certo a rasserenare gli animi. Così, ieri, è stata un’altra giornata campale, caratterizzata dalla richiesta da parte dei sindacati di avere un incontro per capire gli effetti del provvedimento. «Abbiamo tranquillizzato i lavoratori - precisa Vincenzo Tortorelli della Uilm - in presenza di nessuna intesa valgono le intese vigenti. Abbiamo sollecitato un incontro con Fiat ed è logico che dal primo gennaio bisognerà trovare come normare i lavoratori e garantirli sotto l’aspetto contributivo e retributivo. Per fare in modo che non si perdano i diritti acquisiti».

Ma se per i sindacati la disdetta dell’accordo è un problema, è altrettanto vero che ad essa si legano anche altre preoccupazioni, a cominciare da quella sugli investimenti legati alla fabbrica integrata. «La vera preoccupazione è produrre due modelli a Melfi - aggiunge Tortorelli - non possiamo, infatti, preoccuparci degli aspetti normativi e non curare, invece, quelli legati agli investimenti ed alla produttività». A sottolineare la necessità di avere un nuovo piano industriale per lo stabilimento di San Nicola è anche la Fiom Cgil. «La disdetta Fiat ci appare un voler nascondere la realtà delle cose - commenta Emanuele De Nicola - ci aspettavamo, invece, dal primo gennaio l’annuncio di Fiat di voler fare investimenti per Melfi e di fare nuovi modelli. Invece ha fatto l’ennesimo atto unilaterale di disdetta degli aspetti sindacali, di cancellazione dei diritti dei lavoratori, senza voler discutere il problema vero ossia se Melfi, nello scenario internazionale, avrà un ruolo definito da un piano industriale che ad oggi non conosciamo. Sappiamo solo che la cig è aumentata e, dai nostri dati, che lo stabilimento di Melfi è tra i più competitivi. Ci chiediamo quale è il nostro futuro. Non è togliere i diritti sindacali a rendere competitivo lo stabilimento, piuttosto ci sembra l’ennesimo atto provocatorio».

Ed a giudicare «sbagliata l’iniziativa della Fiat» è anche la segreteria provinciale della Cgil secondo cui «sarebbe invece necessario che la Fiat riconosca ai lavoratori il diritto di contrattare liberamente e alla pari sulle condizioni di lavoro e sullo sviluppo delle attività produttive».
Per Antonio Pepe del direttivo nazionale della Cgil, invece, la decisione di Fiat «rappresenta l’epilogo di una situazione già compromessa, che porta le relazioni sindacali ad un arretramento se non ad una vera e propria cancellazione della democrazia e della rappresentanza sindacale». Voce fuori dal coro, invece, quella di Antonio Zenga della Fim Cisl. «Stiamo sostenendo da tempo che il mono- prodotto su Melfi non reggeva - aggiunge Zenga - e questi investimenti che Fiat ancora non dice sono un problema. Entro marzo 2012 auspichiamo che su Melfi venga assegnata una nuova vettura, il che di fatto consentirebbe a Melfi di essere uno degli stabilimenti più competitivi del gruppo Fiat anche perchè ha una capacità produttiva di oltre 400mila macchine annue a pieno regime. Sugli aspetti normativi, invece, devo dire che la Fiat di Melfi ha tutto da guadagnare rispetto agli accordi che faremo perchè il 18esimo turno che si faceva a Melfi era a regime ordinario - conclude Zenga - se si dovesse lavorare sul 18esimo turno ora sarà considerato straordinario e quindi gli operai ci guadagneranno».


 

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