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mercoledì 30 novembre 2011

Fiat, la finta trattativa parte con il piede sbagliato: senza la Fiom

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Parte con il piede sbagliato la finta trattativa per il nuovo contratto della Fiat, resasi necessaria dopo l'uscita del Lingotto dalla Confindustria e la conseguente disdetta di tutti gli accordi, nazionali e locali, a partire dal primo gennaio 2012. Come nelle altre occasioni, la Fiom era pronta a partecipare al primo incontro che si è tenuto ieri all'Unione industriali di Torino. Invece è successo che buona parte della delegazione delle tute blu Cgil, tra cui il responsabile auto Giorgio Airaudo, sia stata inopinatamente lasciata fuori dalla palazzina. A provocare l'improvvisa chiusura dell'ingresso era stata la protesta delle Rsu dei Cobas, che a loro volta chiedevano di entrare nella saletta sindacale. Problema immediatamente segnalato da Maurizio Landini, uno dei pochi riuscito a passare perché arrivato prima: «La mia delegazione è formata da quindici persone. Finchè tutti non saranno dentro, l'incontro non può iniziare», ha avvertito il segretario generale della Fiom. Di fronte all'indifferenza degli altri sindacati e della Fiat, Landini ha perciò deciso di uscire dalla sala, lasciando un proprio osservatore al tavolo (il segretario provinciale della Fiom di Torino, Federico Bellono). L'episodio è stato quindi seguito da un vivace scambio di opinioni tra il sindacato e l'azienda. «C'è stata - racconta Airaudo - una mediazione della questura di Torino che aveva concordato con la vigilanza Fiat l'ingresso dei Cobas, ma poi è saltato tutto. Non sappiamo se tutto questo sia accaduto per insipienza, incapacità o provocazione». Accuse «infondate che sembrano costruite per nascondere la volontà di sottrarsi alla trattativa», la scontata replica del Lingotto. Il confronto riprenderà venerdì prossimo su Magneti Marelli e Fiat Industrial, il lunedì successivo ci sarà invece un nuovo incontro plenario. Il vero problema, però, è un altro. E cioè che c'è poco o nulla da trattare, anche se Fim, Uilm, Ugl e Fismic giurano il contrario. Innanzitutto, non sarà un contratto dell'auto, dal momento che Fiat non fa più parte di Confindustria. Quindi varrà solo per gli stabilimenti del gruppo torinese. Dopodiché, l'intenzione del Lingotto è piuttosto chiara: «Quello che abbiamo capito - spiega Landini - è che siamo di fronte semplicemente all'estensione del modello Pomigliano e noi non possiamo firmare un accordo che consideriamo illegittimo e contro la Costituzione». Cosa accadrebbe lo riassume Cesare Pizzolla, della segreteria Fiom-Cgil di Modena: «Meno diritti per i lavoratori, con i primi tre giorni di malattia negati in determinate condizioni di assenteismo, sabati obbligatori e turni aumentati, ritmi di lavoro intensificati e pause tagliate, come quella per la mensa a fine turno se si presentano imprevisti con i fornitori di componenti». Inoltre verrà «negato il diritto di sciopero per i sindacati non firmatari, e saranno previste sanzioni sia per i sindacati che per i lavoratori, sino al licenziamento». Per tutte queste ragioni la Fiom ha già proclamato uno sciopero generale dei metalmeccanici «di almeno 4 ore» per il 16 dicembre. Landini ha anche lanciato la campagna "Io voglio la Fiom in Fiat". La mancata firma avrà infatti una pesante conseguenza per le tute blu Cgil, vale a dire l'esclusione dalle rappresentanze aziendali. In attesa che la giustizia trionfi (il giudice di Torino, in primo grado, ha già bocciato questa parte dell'accordo per lo stabilimento campano, condannando la Fiat per comportamento antisindacale), l'idea è quella di creare un "fondo di resistenza straordinario" finanziato con il versamento della quota simbolica di un euro ad opera degli 11.500 lavoratori iscritti alla Fiom del gruppo Fiat, il pagamento per un anno di una doppia tessera da parte dei 500 dipendenti Fiom, più l'accettazione di offerte libere. La Fiat vuole impedire ai lavoratori di scegliere da chi farsi rappresentare? «E' un problema che può risolvere solo la Fiom», taglia corto il segretario generale della Fim, Giuseppe Farina. Anche Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, si schiera con l'azienda: «Con la proclamazione dello sciopero generale - afferma - la Fiom ha già deciso l'esito della trattativa. A questo punto riteniamo che la presenza della loro delegazione al tavolo sia praticamente inutile».


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