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venerdì 28 ottobre 2011

Licenziamenti: verso lo sciopero generale

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È scontro sull'ipotesi di modificare la disciplina sui licenziamenti contenuta nella lettera inviata dal governo al consiglio europeo. Le opposizioni e i sindacati sono sul piede di guerra. Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani parla di «inaccettabile minaccia», la Cgil annuncia che reagirà «con forza», Cisl e Uil promettono che se saranno fatte modifiche senza il consenso delle parti sociali sarà sciopero generale. «L'obiettivo è assumere, non licenziare», chiarisce il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. «'Licenziamenti facilì - spiega Sacconi - è un titolo che serve solo a spaventare una società già insicura ma che non rappresenta le misure suggerite dall'Europa ed accolte dall'Italia con altre proprie integrazioni». Sacconi annuncia che sarà aperto «presto un tavolo di confronto con le parti sociali, che invitiamo ad approfondire il merito senza pregiudizi. I »no« - conclude - non fanno nè crescita nè occupazione. E tantomeno aiutano la stabilità». «Non abbiamo introdotto misure così negative come in Grecia, dove ricordo che ci sono state misure come il licenziamento di un numero importante di impiegati pubblici, la diminuzione del 25 per cento degli stipendi», afferma Silvio Berlusconi rivendicando la differenza tra le decisioni in cantiere per i dipendenti pubblici e quelle viste a Atene. «Nulla di tutto questo. Da noi - scandisce - c'è solo la mobilità, e la possibilità che degli impiegati pubblici siano messi in cassa di integrazione per periodi limitati». Bersani taglia corto: «Sono inaccettabili minacce di entrare a piè pari sul mercato del lavoro». Mentre più in generale Fli promette che non farà sconti al premier: «Berlusconi ha scritto la lettera all'Unione Europea da solo, senza alcuna consultazione delle opposizioni. Non cerchi Berlusconi coinvolgimenti ex post, non gli faremo sconti», dichiara Carmelo Briguglio, vicecapogruppo vicario di Fli a Montecitorio. «Norme a senso unico contro il lavoro e il modello sociale italiano sono all'interno di una lettera da libro dei sogni, incubi per la verità». Così invece la Cgil bolla la lettera annunciando che «il sindacato reagirà con la forza necessaria». Il leader della Cisl Raffaele Bonanni promette: «Se il governo dovesse, senza il consenso delle parti sociali modificare l'assetto dei licenziamenti la Cisl andrà allo sciopero. Non siamo d'accordo a mettere mano sui licenziamenti ci sembra una provocazione mentre il Paese ha bisogno di coesione». Fa eco la Uil: Se il Governo decidesse di modificare le norme sul lavoro, unilateralmente, saremmo costretti a promuovere uno sciopero generale«, si legge nella nota della segreteria nazionale.
Uno sciopero unitario? «Dateci il tempo di parlare». Così la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, ha risposto ai giornalisti che le chiedevano se fosse in preparazione uno sciopero unitario con Cisl e Uil, dopo le misure annunciate con la lettera di intenti del governo a Bruxelles. «Ci stiamo pensando - ha aggiunto Camusso - bisogna capire cosa in concreto il governo ha intenzione di fare, valuteremo tutte le possibilità, per il momento rimane certo l'appuntamento del 3 dicembre a San Giovanni a Roma».

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