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giovedì 6 ottobre 2011

Confindustria in frantumi Fuori anche le Cartiere

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Dopo la Fiat anche le Cartiere Paolo Pigna Spa, azienda leader in Italia nel settore cartotecnico, fondata nel 1870, uscirà da Confindustria. Ad annunciarlo Giorgio Jannone, Presidente e Ad della società. Ma sulla Fiat non si sopiscono le polemiche.  «Valuto l’uscita della Fiat da Confindustria - sostiene Sacconi - con preoccupazione. È un segnale di disgregazione, ci auguriamo si possa ricomporre la frattura nel segno di una funzione sindacale modernizzatrice del sistema imprese». «Abbiamo bisogno -ha aggiunto- di un sistema di imprese che sviluppi una forte evoluzione nelle relazioni industriali che si sono evolute ormai negli ultimi anni ma penso che queste si possano evolvere nella dimensione aziendale e territoriale». «Ma quale disgregazione: Confindustria è rappresentata per oltre il 90% da piccole e medie imprese, e quest’anno abbiamo avuto più di duemila nuove adesioni». Lo ha affermato, ancora, Vincenzo Boccia, presidente della Piccola industria di Confindustria, rispondendo alle parole del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. «Confindustria non è mai stata così forte e compatta - ha ribadito, lasciando i lavori del quinto Forum di Federexport in corso a Firenze - nella risposta a chi, in questi giorni, punta a dividere il mondo imprenditoriale». Jannone, presidente di Pigna e parlamentare del Pdl. Giorgio Jannone, presidente delle Cartiere Pigna che ha annunciato l’uscita dell’azienda da Confindustria, «è parlamentare di maggioranza e presidente della Commissione bicamerale di controllo sugli enti previdenziali, il che la dice lunga», ha aggiunto Vincenzo Boccia. «La scelta di uscire da Confindustria - tuona Camusso - è una scelta che non rispetta le regole di questo Paese» «Abbiamo da lungo tempo denunciato - ha spiegato ancora - una preoccupazione sugli obiettivi effettivi della Fiat. Non ci auguriamo che Fiat smetta di produrre in Italia però continuiamo a non capire cosa voglia produrre nel nostro Paese perchè -  continua Camusso- “Fabbrica Italia” sembra sempre più una chimera. La cosa che troviamo più grave è un governo che fa da sponda all’idea di togliere le regole e non ha l’autorevolezza di chiedere qual è il programma industriale del Lingotto», ha concluso, evidenziando che «il piano del Suv è andato e venuto tre volte da Mirafiori. I famosi grandi innovatori stanno tornando a ricette ottocentesche». L’uscita della Fiat da Confindustria è «uno dei passi più dirompenti che siano mai avvenuti e cambia drammaticamente i rapporti interni. Credo che al di là del peso economico sia una lacerazione che lascerà al nuovo presidente di Confindustria dei problemi molto gravi da risolvere» a dirlo ancora è Guidalberto Guidi, ex vice presidente di Confindustria, nella “Telefonata di Belpietro” su Canale 5. Per Guidi all’uscita di Marchionne ne seguiranno altre: «Tutto il mondo della componentistica dell’auto, anzi tutta la metalmeccanica». «Lo Statuto dei lavoratori andrebbe preso e buttato nel cestino» perché «ha gradatamente messo un virus che ha contagiato la capacità di fare impresa e quindi la competitività. C’è gente che lo dice, come Marchionne, e c’è gente che non lo dice ma lo fa, sostanzialmente non investendo più in Italia». Ha aggiunto Guidi. «Lo scontro, in punta di fioretto, tra Emma Marcegaglia e Sergio Marchionne, non è limitato, come si potrebbe pensare solo alle richieste che Fiat ritiene di avere visto respinte in materia di contratti e rappresentanze sindacali. Esso va oltre, perchè riguarda il ruolo stesso di Confindustria come rappresentante delle imprese industriali italiane, nella quale evidentemente Marchionne non si riconosce più. Ora ci aspettiamo che il Ministero dell’Economia chieda alle aziende di Stato di prendere atto di questa situazione e di uscire dalla Confederazione». Lo affermano in una nota congiunta i parlamentari della Lega Nord, Paolo Franco e Maurizio Fugatti delle commissioni Finanze di Senato e Camera.

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